Clara Petacci
Image: Archivio Centrale Beni Culturali, Beniculturali.it
Una delle persone che visse a Villa Ruhland per un breve periodo fu Clara Petracci, un’attrice italiana che si innamorò di Mussolini quando era ancora adolescente. Era sposata con il tenente dell’Aeronautica Militare Riccardo Federici.
Clara Petacci incontrò Mussolini per la prima volta nel 1932, quando la sua vettura si fermò accanto a lei. Da allora, scrisse molte lettere a Mussolini e riuscì persino a ottenere un’udienza. Alla fine divenne una delle amanti del Duce. Dopo l’inizio della relazione con la Petacci, Mussolini mandò il marito in missione in Estremo Oriente. In seguito, la Petacci chiese il divorzio, che avvenne nel 1936. Alla Petacci fu approntato un appartamento a Palazzo Venezia, in modo che Mussolini potesse essere più vicino alla sua amante. Tuttavia, la gelosia e la possessività della Petacci spinsero Mussolini a trovare il modo di liberarsi di lei a partire dal 1939, arrivando a vietarle l’accesso al palazzo nel 1943. Una delle ragioni di tali misure furono anche le voci sul suo stile di vita sfarzoso, reso possibile dallo sperpero con il denaro pubblico, che mettevano il Duce in cattiva luce.
Dopo che Mussolini fu rimosso dal potere, lei fu arrestata con lui. Rilasciata dopo poche settimane, lei e la sua famiglia si diressero verso il nord del Paese, dove, liberato dai commando tedeschi Mussolini fondò la Repubblica di Salò. Tuttavia, il dittatore non voleva più mantenere rapporti con la sua ex amante.
Nelle ultime settimane di guerra, Mussolini le offrì una fuga in Spagna, ma lei rifiutò. Lei lo seguì nel tentativo di fuggire insieme. Dopo l’arresto di Mussolini rimase con lui. Dietro sua esplicita richiesta fu giustiziata con lui il 29 aprile a Giulino di Mezzegra.
Nonostante Mussolini continuasse a frequentare altre amanti e fosse in realtà ancora sposato con la moglie Rachele, la Petacci gli rimase fedele per il resto della sua vita, e la relazione con lei fu una delle più lunghe della vita del dittatore.
La Petacci affidò i suoi diari alla contessa Rina Cervis, che vennero recuperati nel suo giardino dai carabinieri nel 1950. Rimasti segreti per diversi decenni, la loro pubblicazione è avvenuta solo a settant’anni dalla loro stesura.