Il periodo in cui Luigi Wimmer e poi Angelo Fuchs furono sindaci di Gardone è noto come Belle Époque. A quel tempo molte famiglie austriache e tedesche costruirono magnifiche residenze sul lago.
Richard Langensiepen, un industriale della Vestfalia, costruttore di pompe e motori a combustione interna, acquistò dal dott. Rodhen la proprietà con l’edificio in cui viveva il medico (oggi Villa Ruhland), insieme al l’uliveto a monte del fiume, immersa in un parco di 70.000 m2. Max Langensiepen – figlio di Richard, appassionato di botanica, avviò un’attività di vivaistica sotto l’influenza della moglie di Wimmer ed esportò verso i mercati nordici le palme e le piante mediterranee.
La città aveva già una comunità tedesca così numerosa che nel 1897 fu concesso il permesso di costruire una chiesa evangelica progettata dall’architetto danese Aage von Kauffmann. Il denaro per la chiesa fu raccolto da una comunità di Francoforte.
Nel 1904 August Rodhen costruì la Pensione Quisisana, clinica ancora oggi attiva con il nome di Villa Gemma.
Il numero di visitatori facoltosi portò all’apertura di un casinò, che non durò a lungo poiché il gioco d’azzardo fu vietato con un decreto nel 1912 e il casinò fu trasformato in un luogo di vita sociale , spettacoli teatrali, cinema, ecc.
Sulle rive del lago si trova anche l’Hotel Fasano, progettato dall’architetto di Brema Fritz Schumacher. Nel 1906 Schäfer, che costruì Villa Alba per Langensipen, costruì anche l’Hotel Savoy Palace. L’edificio fu poi acquistato da d’Annunzio, che lo ribattezzò “Rimbalzello”.
La città si sviluppò secondo i piani di Wimmer e Fuchs, il quale svolgeva anche la funzione di architetto generale della città. Il carattere ordinato di Gardone assunse l’immagine armoniosa di una città-parco, come si può vedere nelle cartoline provenienti dalla fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
La stagione turistica durava tutto l’anno. Negli anni 1912-1913 Gardone fu visitata da quasi 13.000 visitatori. Tra gli ospiti abituali ci fu uno storico dell’arte tedesco di fama mondiale, il prof. Henry Thode – direttore del Museo Nazionale di Francoforte, che acquistò la tenuta di Cargnacco dalle figlie di Wimmer. Con la sua fama Thode animò la scena culturale della cittadina tenendo conferenze al Casinò sul Rinascimento italiano. Portò la sua biblioteca e la raccolta di fotografie di opere d’arte presso l’edificio che nel primo dopoguerra diventò il “Vittoriale”. Sua moglie Daniela Senta von Bülow, nipote di Franz Liszt (il famoso compositore ungherese), portò a Cargnacco il pianoforte Steinway del nonno. Dopo la guerra, la Contessa Bülow riuscì a recuperare i suoi beni nazionalizzati, compreso il pianoforte, e lo donò al Museo del Teatro alla Scala di Milano.