Proprio di fronte alla Villa, guardando verso il lago, si trova un’isola che era già abitata e utilizzata da persone in epoca romana, come testimoniano i resti di 130 lapidi di quel periodo ritrovate sull’isola. Dopo la caduta dell’Impero Romano, l’isola fu abbandonata. I primi riferimenti storici all’isola risalgono all’anno 879, quando Carlomanno emanò un decreto che la consegnava ai monaci di San Zeno di Verona. Intorno al 1220, l’isola fu visitata da San Francesco d’Assisi, che la trovò un luogo ideale per i monaci, grazie alla sua posizione remota e all’isolamento dal mondo esterno. Il santo fondò un piccolo eremo nella parte rocciosa settentrionale dell’isola. Per anni l’isola fu quindi un centro di meditazione monastica, di lavoro e di noviziato. Il monastero fu abolito per decreto da Napoleone nel 1797. Dall’epoca napoleonica, l’isola ebbe diversi proprietari fino a quando non passò nelle mani del duca Gaetano de Ferrari e di sua moglie, l’arciduchessa Maria Annenkoff. Tra il 1880 e il 1900 i nuovi proprietari si dedicarono ad abbellire l’isola, progettando e realizzando un parco, muri di contenimento sul lago, un giardino all’italiana, importando del terreno fertile e piantando centinaia di alberi e arbusti esotici. Prima della morte del duca (nel 1893), lui e la moglie decisero di iniziare la costruzione di una nuova villa sull’isola in stile neogotico-veneziano. La villa venne realizzata tra il 1890 e il 1903 su progetto dell’architetto Luigi Rovelli. Si sospetta che le origini dell’edificio e il suo stile siano strettamente legati a Villa Ruhland. Lo stile del gazebo e la sua posizione indicano che la proprietà Ruhland era correlata con l’isola.
Isola del Garda
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Alla morte dell’arciduchessa Maria, l’isola fu ereditata da sua figlia, Anna Maria, moglie del duca Scipione Borgia (Scipione Borghese) di Roma. Da quel momento fu Anna Maria a occuparsi del parco e dei cimeli di famiglia. Nel 1927, alla morte di Scipione l’Isola passò in eredità alla figlia Livia, sposata con il Conte Alessandro Cavazza di Bologna. La villa, mantenuta in ottime condizioni da Livia e dal marito, passò in eredità al figlio Camillo. Così siamo arrivati ai giorni nostri, perché il conte Camillo lasciò in eredità la proprietà alla moglie Charlotte e ai loro sette figli. Sono proprio loro sette (quattro fratelli e tre sorelle Cavazza) che ora gestiscono l’isola e il patrimonio di famiglia, che comprende anche vigneti, oliveti, cantine e frantoi.